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Anatomia di una paura

Anatomia di una paura

Nuova produzione 2013 – debutto 19 maggio 2013 presso il Teatro Cuminetti di Trento.

Regia e drammaturgia: Elena R. Marino

Con: Lavinia Bottamedi, Paolo Carli, Patrik Fongarolli Frizzera, Silvia Furlan, Sandra Gazzini, Giorgio Guzzetta, Mattia Leonardi, Silvia Libardi, Carolina Mannino, Paolo Menghini, Riccardo Novaria, Michela Papette, Giovanni Paternoster, Luca Pedron, Marco Piccari, Franca Salin, Gianluca Tanel, Christian Traficante, Roberto Tovazzi

Produzione: Teatrincorso, in collaborazione con Arcigay e Arcilesbica di Trento, Liberi e Libere di Essere – Iniziative per la IX giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia http://www.liberilibere.it/

“Anatomia di una paura” è la nuova produzione di Teatrincorso, che nasce a seguito di una riflessione sull’argomento dell’omofobia e alla raccolta di idee e testimonianze condivise in un ampio gruppo di lavoro, anche a partire dal terribile episodio di Canazei in Trentino.
I proiettori sono puntati sul tema dell’omofobia come problema etico e civile che coinvolge tutti, corrode la famiglia, rappresenta un pericolo che coinvolgono l’intero tessuto sociale e che, come il sonno della ragione, genera mostri.
A partire da una scena che dovrebbe accadere “nel migliore dei mondi possibili”, lo spettacolo, con piccole sorprese e capovolgimenti, percorre i luoghi più o meno comuni di quel sentire diffuso che, dietro la maschera di una civile tolleranza, nasconde e protegge atteggiamenti aggressivi, incivili e inumani che vanno sotto la definizione, imprecisa, di “omofobia”.
Dalla famiglia alla scuola, dai non-luoghi (come un autobus o una piazza) fino alle luci complici di un bar di periferia, dove più per acefalia del branco che per consapevolezza si organizza una terribile aggressione punitiva nei confronti di un supposto “diverso”, lo spettacolo attraversa modi e frasi che graffiano l’anima come lamette o la lacerano come bastoni.
L’omofobia è spesso mascherata da dichiarazioni ipocrite, che minimizzano, normalizzano, o reclamano il diritto di provare “disgusto”. L’omofobia è diffusa da dichiarazioni politiche fintamente ragionevoli e “religiose”. L’omofobia infine è alimentata da paure introiettate nella stessa coscienza di alcune persone omosessuali, abituate a tollerare atteggiamenti intollerabili, e ansiose di “normalizzarsi”: si tratta di un fenomeno dalle mille sfumature, ma che rappresenta un pericolo di cieca violenza per l’intera comunità civile e non solo per le persone gay. L’omofobia aggredisce fin dall’infanzia attraverso il linguaggio, deforma le coscienze e le identità, annulla il senso di colpa, alimenta il bullismo e le peggiori aggressioni: una società civile non si può più permettere questa piaga infetta.
Non è l’omosessualità il problema: è l’incapacità di buona parte della nostra società di essere onesta con se stessa e guardare fino in fondo al pozzo delle proprie paure e ingiustificate fobie. Tradizioni di anatemi contro parte della comunità umana che non poggiano su nessuna vera base, né religiosa, né naturale, né etica.

Il filo rosso è la mancanza di reali giustificazioni nel comportamento omofobo, spesso tollerato con leggerezza dal contesto sociale o addirittura difeso – colpevolmente – da certi orientamenti politici. Il problema non è il disagio delle persone con orientamenti sessuali diversi dalla maggioranza, ma una maggioranza silenziosa che distrugge e aggredisce i propri figli, i propri cittadini, le proprie famiglie.
“Anatomia di una paura” porta in scena una vera e propria anatomia dell’omofobo. Rovescia la prospettiva ed evita un’ennesima pietosa rievocazione della vittima, che spesso si risolve in un’ennesima violenza mediatica. Mettere a nudo i punti deboli sui quali si regge l’ideologia dell’aggressore omofobo, gli aspetti della società grazie ai quali si può sentire ‘autorizzato’.
Una ventina di attori sul palco, a condividere un percorso dai toni talvolta provocatori, mai gratuiti, attraverso la selva di situazioni e parole nella quale tutti ci troviamo talvolta smarriti. Alla ricerca del “migliore dei mondi possibili”, lasciandosi alle spalle il peggiore dei mondi possibili: una società nella quale la discriminazione è ancora tollerata e difesa.
Poesia è lacerazione talvolta leggera, perfino sorridente, ma che in seguito lascia abrasioni sul pensare, sul sentire, sul guardare. Il linguaggio teatrale che ci appartiene è fatto della bellezza speciale degli individui che lo popolano e lo agiscono, delle loro e delle nostre necessità di fare i conti con la nostra vita, delle immagini che baluginano intime in mezzo alle tempeste di uno spaesante quotidiano.


Scarica il PDF dello spettacolo, completo di scheda tecnica:  

Scheda tecnica

Rassegna stampa

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